Silvano

Silvano ha 55 anni. Vive solo, dopo aver divorziato dalla moglie e in seguito alla morte del padre e della madre. È stato seguito da uno psichiatra privato che, a suo dire, lo ha molto aiutato anche dal punto di vista farmacologico.
E’ affetto inoltre da una fastidiosa malattia infiammatoria cronica. Silvano descrive la sua patologia organica come “compagna” dei suoi giorni e “sposa fedele”: si prende cura di sé, e di lei, praticando attività sportiva, esponendosi al freddo dell’inverno per poter stimolare le difese immunitarie che gli permettono di mantenere i sintomi sotto controllo e di temprarsi, anche emotivamente, per sostenere appunto la “quotidianità”.
La sua unica entrata economica è rappresentata dall’assegno di invalidità civile. Afferma di avere qualche risparmio che vorrebbe preservare il più possibile.  E’ disoccupato da quando ha rassegnato dimissioni volontarie da una importante azienda informatica. Racconta di essere stato messo alle strette per le dimissioni. Si occupava dell’installazione della manutenzione, presso aziende terze, di grandi elaboratori dati. Un grave attacco della sua malattia ha coinciso con la sua crisi matrimoniale. Nonostante le difficoltà, Silvano ha perseverato nel suo impegno lavorativo fino al 1997, quando ha avuto un secondo episodio grave di artrite, che lo ha costretto ad un periodo di malattia di sei mesi. Rientrato al lavoro, ha riconosciuto i segni di un mobbing aziendale nel demansionamento a cui è stato sottoposto: durante la sua assenza è stato sostituito da un collega ed al suo rientro è stato collocato in ufficio. Nel 2000 la condizione sanitaria ha subito un ulteriore aggravamento: agli episodi di artrite si sono aggiunti, evidenti, i sintomi psicotici. Nel 2003 ha rassegnato le dimissioni.
Insieme a lui ci si concentra sull’analisi della situazione sanitaria e lavorativa. Inizialmente afferma di poter senza alcuna difficoltà tornare a fare il tecnico informatico. Si prova a ragionare con lui su alcuni dati di realtà: reagisce in modo un po’ permaloso e si sente criticato quando gli si fa notare che le sue competenze forse sono un poco superate e che il mondo informatico in questi 13 anni si è evoluto. Navigando su alcuni siti di ricerca di personale tecnico informatico si è reso conto che richiedono competenze che lui non possiede. E’ comunque disponibile a svolgere altri lavori, le principali difficoltà per una ricollocazione sembrano ascrivibili alla sua assenza prolungata dal mondo del lavoro, unite ad una condizione che sembra necessitare di un graduale riadattamento.
Silvano continua intanto la pratica dello sport, e dalle partitelle a calcio al parco Villoresi è passato al ruolo di portiere di una squadra di calcio nata in seno ad un progetto di scuola calcio per persone disabili promosso da allenatori professionisti. Ha iniziato a partecipare ad alcuni tornei e in un’occasione ha indossato anche la maglia della Fiorentina, società calcistica che ha aderito all’iniziativa. Ne è molto fiero anche perché suo padre in passato giocò nelle file del Varese Calcio. Poiché ama la natura e la vita all’aria aperta, un suo conoscente, con la passione della caccia, ogni tanto lo invita: Silvano dice che mentre l’amico caccia lui prende freddo, ma gli piace accompagnarlo, anche se non sparerebbe mai ad un animale. E’ un’occasione per passare un fine settimana diverso. Al sabato inizia a frequentare una Chiesa Protestante, racconta questa esperienza come molto positiva, la comunità lo ha accolto bene e lui trova confacente l’approccio dottrinale “aperto”: “il pastore non fa delle vere e proprie prediche durante la funzione e al termine si ferma volentieri a fare quattro chiacchiere con i fedeli".
L’ipotesi progettuale si orienta verso lo strumento del tirocinio osservativo in un ambiente protetto, che permetta a Silvano di riaffacciarsi al mondo del lavoro in modo graduale al fine di verificare la compatibilità della sua condizione sanitaria e di monitorare l’emergere di eventuali aspetti non ancora conosciuti. Viene presentato ad una cooperativa sociale, le cui attività lavorative riguardano montaggi di apparecchiature meccaniche, elettromeccaniche, elettriche e il confezionamento di articoli in metallo, in gomma e in materie plastiche.
In aprile 2017 Silvano inizia un tirocinio part-time, in modo da poter avere i pomeriggi liberi per il calcio, i controlli sanitari e le attività proposte al centro diurno psichiatrico. Silvano si è inserito bene: all’inizio faceva molte domande ai colleghi e ai volontari presenti in cooperativa, anche rispetto alle mansioni più semplici, quasi come se si sentisse insicuro e avesse necessità di integrarsi in tempi rapidi.  Poco alla volta si è ben amalgamato nel gruppo, partecipando a piccoli momenti di convivialità durante l’orario di lavoro e a qualche uscita serale o nei fine settimana, con alcuni colleghi coinvolti nella scuola calcio. L’impegno lavorativo l’ha aiutato ad assumere una prospettiva vita più positiva: “Penso meno al domani, che vedevo grigio e più all’oggi e mi sembra di avere qualche speranza di farcela”. Gli chiediamo se, per rappresentare la sua storia, ci vuole suggerire un’immagine, una foto da cercare nel web. Ci risponde che si raffigura come un vecchio pallone da calcio di quelli usati fino agli anni ’50, di cuoio marrone. Come quelli che usava suo papà quando giocava.