Ivan

Lo chiameremo Ivan, Ivan il terribile, in effetti la sua figura grande e grossa un po' di timore lo incute, sarà la fronte sempre corrucciata o quel passo da gigante con cui si conquista il cammino... e la rabbia sgorga a fiumi, inarrestabile, contro tutti, contro il mondo che non ha saputo difenderlo e proteggerlo quand'era bambino. Ma poi d'un tratto Ivan si affida e parla dei suoi sogni... un lavoro come falegname, una casa tutta sua, un'auto nuova per non rimanere più a piedi e ancora il mare che da anni non vede.
Dieci anni di lavori in nero, nei campi, nelle scuderie, nei cantieri con la fatica di essere pagato: è arrabbiato con gli immigrati che - dice - “gli rubano il lavoro”,  e con il signor padrone che tante volte lo ha sfruttato come uno schiavo.
Unica consolazione è guardare le stelle con un telescopio, in compagnia di un amico che gli dedica una sera a settimana. “Sono solo, ormai tutti hanno una famiglia” - si confida -  ma la fidanzata non la vuole nemmeno cercare perché “le donne bisogna portarle in giro e ti fanno spendere...”. E allora per passare il tempo eccolo indaffarato tra copertoni di biciclette, motoseghe, motori, e decespugliatori, con la voglia di sporcarsi e di far fatica.
Ed ecco all'improvviso l'occasione di un colloquio di lavoro, anzi di due, perché al primo il navigatore gli gioca un brutto scherzo... Ivan è fiero della sua divisa, del suo cartellino, mai assente, si muove con sicurezza per gli spazi della piattaforma ecologica, guida sicura e autorevole per tutti i cittadini. Ed ha trovato dei colleghi compaesani che gli ricordano il mare... “Certo che con un part-time il telescopio ci metto un po’ a comprarlo, ma io non ho la famiglia da mantenere...”